La chiesa di San Sebastiano fu edificata per onorare un voto della Città , più antico  di quello fatto alla Madonna di Montenero,  che fu fatto a San Sebastiano nel 1479 perché con la sua intercessione proteggesse Livorno dalla pestilenza. Nel  1630  la peste colpì di nuovo la città, e il municipio  supplicò il Granduca perchè desse l’autorizzazione di erigere la chiesa che la città aveva promesso al Santo. Il Granduca, Ferdinando II, prestò il suo consenso, e con il decreto del 20 aprile 1632,  donò, per tale scopo, due magazzini della fornace dei mattoni, dove Giovani Cantagallina, l’anno seguente, edificò la chiesa a spese del Comune con l’appoggio dell’Arcivescovo di Pisa e dei cittadini. La chiesa fu solennemente benedetta il 15 (o il 16) agosto 1633 da Sua Ecc. Rev.ma Mons. Giuliano Medici, Arcivescovo di Pisa.

La chiesa di San Sebastiano è, indubbiamente, un piccolo gioiello d’arte.

Prima d’entrare, il visitatore può vedere sulla facciata le statue dei due diaconi S. Stefano e S. Lorenzo, ed un’ epigrafe in marmo che ne ricorda l’erezione: Aedes, depulsa pestilitate, Sebastiano martyri sancto opifero dedicata, anno 1633. – Vetustate et motu terrae delapsa, instaurata est anno 1880 (prima vi era scritto 1820). La chiesa, infatti, ha subito diversi restauri. La chiesa come la vediamo ora è quella conseguente al terzo restauro, quello del dopo guerra, a seguito del bombardamento degli Americani

Entrando nella chiesa lo sguardo del visitatore è subito attratto dal grandioso ed imponente altare maggiore: Quattro bellissime colonne di marmo rosso veronese, venato di bianco, con capitelli compositi barocchi sostengono il frontone sovrastante l’altare, adorno di statue simboliche (Fede e Carità) e, secondo lo stile,  con apposta al centro una lapide adornata da graziosi putti. Tutto l’insieme costituisce un’elegante cornice marmorea nel cui  centro spicca la pala di S. Sebastiano del Traverso di Genova.

Dello stesso artista è la pala dell’altare laterale di destra,  che rappresenta il fondatore dei Barnabiti (prima Congregazione che ha avuto cura della Chiesa), S. Antonio Maria Zaccaria (in origine c’era un dipinto raffigurante S. Margherita vergine e martire, poi  sostituito dal dipinto della Madonna del Carmine che  inizialmente si trovava su un altare all’ingresso della chiesa). Degna di attenzione è anche la parte inferiore dell’altare, il paliotto, dove si ammira un intarsio di marmo rosso arabescato di bianco con fregi barocchi.

A sinistra di quest’ altare, c’è il pulpito di marmo, dalle linee semplici e armoniche, che è forse il più bello e il più completo di tutte le chiese urbane, soprattutto grazie al suo magnifico baldacchino. E alla destra dell’altare c’è, sopra l’ex porta laterale,  la raffigurazione di S. Filippo Neri (patrono del nostro seminario di Gricigliano, vicino a Firenze) dipinto da Domenico Ruggeri di Messina.

Sull’altare di sinistra, il visitatore, può ammirare, nella sua originaria collocazione, un magnifico bassorilievo dell’Annunciazione, opera del Dupré.

Quattro tele ornano la chiesa: nel presbiterio S. Giovanni (a sinistra) e S. Matteo (a destra), attributi al famoso G. Vasari (1511-1574) e all’ingresso S. Luca (a destra, prima c’ era un altare  dedicato alla Madonna del Carmine, poi una tela di S. Gaetano) e S. Marco (a sinistra, prima si trovava un altare dedicato a S. Bartolomeo poi una tela raffigurante un profeta di una scuola romana) che sono  gigantografie delle opere che si trovano nel Monastero di Lecetto di Siena.

Sul lato sinistro ci sono tre cappelle laterali: la cappella del Santo Crocifisso, la cappella di Loreto e la cappella della Santa Famiglia:

A Sirolo, presso Loreto si trova un santuario, dove si venera un’immagine del Crocifisso a grandezza naturale. Per avere pertanto nella  chiesa anche questa sacra immagine, nel 1643 se ne fece costruire un’imitazione, e si pose nella cappella vicina (al centro della cappella si trovava  un quadro, dove erano raffigurati S. Francesco di Sales e S. Teresa d’Avila, sulla volta della cappella, prima  della guerra, si trovava   dipinto il trionfo della Croce).

La cappella di San Giuseppe ha sull’altare il suo transetto, della scuola del Maratta. Fu adornata e dipinta nel penultimo restauro, quando i lavori dei fratelli Ghirlanda  si erano quasi distrutti. Dopo la guerra,  vi viene collocata una pala raffigurante la Santa Famiglia, anche questa del Traverso.

Al  centro delle suddette cappelle dal XVII secolo  ne esiste un’altra, che è copia fedele della Santa Casa di Loreto. Terminata e consacrata il 25 marzo 1639. L’immagine, fedele a quella di Loreto, fu portata prima, in solenne processione per la città di Livorno, alla presenza di Ferdinando II. Grande fu la venerazione del popolo a  questa sacra casa ed immagine. In passato le persone venivano anche da altre città per visitarla; e i Granduchi medicei, quando si trovavano a Livorno, venivano ad ascoltare la Messa nella bella cappella. sulle pareti si trovano alcune pitture allusive.

In fondo alla chiesa l’occhio del visitatore, ovviamente, si posa sulle due pile dell’acqua benedetta, le quali, benché semplici nella loro eleganza, hanno tuttavia una caratteristica speciale, quella cioè, di avere per base tre draghi incrociati tra loro.

Pietro M. Bonini, Cenni storici ed artistici della Chiesa di S. Sebastiano di Livorno, 1962.

Giuseppe Piombanti (Canonico), Guida storica ed artistica della città e dei dintori di Livorno,1969 (1908), Liberia Editrice Forno, Bologna (Livorno).