Volete sapere quale sia il tempo più propizio per servire Iddio? E’ il tempo presente, quello che corre attualmente; perché il passato non è più nostro, il futuro non è ancora venuto ed è incerto. Onde il momento presente è il tempo veramente migliore, che bisogna con fedeltà impiegare nel servizio di Dio: se bra­mate ricuperare il tempo perduto, ricuperatelo con il fer­vore e con la diligenza, correndo per la vostra via nel tempo che vi resta.

S. Francesco di Sales, Serm. famil.

 

Il 22 marzo 1599 S. Francesco di Sales venne esaminato da Clemente VIII in pubblico Concistoro, dove il Papa era assistito da più Cardinali e da venti altri personaggi tra Prelati, Arcive­scovi, Vescovi e Generali di Ordini religiosi. La grande reputazione del nostro Santo vi aveva attirato inoltre parecchie altre persone, distinte per merito e per dottrina. La numerosa ed au­gusta assemblea si mostrava così imponente, che un Prelato spagnolo, il quale doveva essere esaminato lo stesso giorno, fu preso da tale sgomento che cadde svenuto. Più coraggioso, e confi­dando in Dio solo, l’umile Francesco di Sales conservò tutta la sua calma e la sua presenza di spirito. Inginocchiatosi, secondo l’uso del cerimoniale, in mezzo dell’assemblea, venne interrogato prima da Sua Santità e poi dall’esaminatore delegato, che gli disse:

– Quali scienze avete studiato?

Francesco rispose: – La sacra Teologia e il diritto canonico e civile.

– Su quale di queste scienze volete essere interrogato?

E Fran­cesco: – Su quella che piacerà a Sua Santità.

Con tono severo, l’esaminatore riprese: – Determinatevi, poiché vi si lascia la scelta.

Allora Francesco umilmente rispose: – Es­sendo la sacra Teologia più conveniente alla mia vocazione, cer­cherò, con l’aiuto di Dio, di dire il mio sentimento su quanto me ne verrà proposto.

Cominciando l’esame, il Papa gli propose parecchie questioni e, dopo di Sua Santità, i Cardinali Borromeo, Baronio, Borghese, il dotto e santo Padre Bellarmino ed altri esaminatori lo strinsero fortemente con le loro interro rogazioni. Gli furono proposte trentacinque questioni, alle quali rispose con sodezza e precisione ammirabili. Si opposero alle sue risposte le più sottili obbiezioni, ma la precisione e la chiarezza con le quali le risolvette, congiunte al suo contegno umile e mo­desto, eccitarono l’ammirazione di tutti gli uditori. Il Papa, che lo ascoltava con piacere, volle finire egli stesso l’esame, come l’aveva cominciato: dopo avergli proposto alcune difficoltà, gli domando se i Vescovi potevano assolvere dall’eresia. Francesco rispose affermativamente, secondo la definizione del S. Concilio di Trento; ma, siccome da poco quel potere era stato revocato, il Papa riprese:

– Figlio mio, noi non l’intendiamo così.

Allora il modestissimo Francesco, facendo una profonda rive­renza, disse:

– Santissimo Padre, se Vostra Santità non l’in­tende così, abbandono il mio sentimento e abbraccio il Vostro.

Questo tratto d’umiltà del santo sacerdote non edificò meno l’assemblea, di quello che la sua erudizione e la giustezza dei suoi ragionamenti l’avevano rapita.

– Nessuno di coloro che abbiamo esaminato fino a questo giorno ci ha soddisfatto in questa maniera, disse il Papa e subito, scendendo dal trono, si avvicinò a Francesco, che era ancora in ginocchio, l’abbraccio e con lacrime di gioia gli rivolse, ad alta voce, le parole dei Proverbi: “Bevi, figlio, delle acque della tua cisterna e della sorgente del tuo pozzo; che l’abbondanza delle tue acque si sparga per le pubbliche piazze, affinché tutti possano berne e dissetarsi.”

I Prelati presenti all’esame unirono le loro felicitazioni a quelle del Sommo Pontefice. Tutta la città di Roma risonò delle lodi del nuovo Vescovo, e i più grandi personaggi tennero ad onore di fare la sua conoscenza.