Mirate spesso, con gli occhi dell’anima, Gesù Cristo Crocifisso, nudo, bestemmiato, calunniato, abbandonato, colmo di ogni sorta di noie, tristezze e travagli; e considerate che tutti i vostri patimenti, né per qualità, né per quantità, sono in modo alcuno da paragonarsi con i suoi, e le vostre sofferenze sono sempre un nulla a paragone di quello che Egli ha sofferto per voi.
S. Francesco di Sales, Filotea, Parte 3, Cap. 3.
Il 7 novembre 1622 S. Francesco di Sales impiegò tutta la mattinata nel far la rivista della sua coscienza con una confessione breve, ma molto esatta, “nella quale – depose il Reverendo Michel Favre, suo confessore – meglio ancora conobbi che la grazia di Dio giustificava quel giusto e santificava quel Santo, e che la tranquilla Gerusalemme dell’anima sua era stata visitata dallo Sposo Divino.” Dopo pranzo il santo Vescovo si chiuse nel suo gabinetto, mostrò e consegnò al fratello e Coadiutore tutte le carte più importanti e scrisse parecchie cose per il buon governo della Diocesi: fatto questo, parve molto contento e disse: “Veramente mi sembra che, per grazia di Dio, tocco la terra con la sola punta dei piedi, essendo il resto già alzato in aria, per partire.”