Oh! quanto saremmo beati se regnasse in noi la santa Volontà di Dio, perché non commetteremmo mai nessun peccato, nè vivremmo secondo le nostre inclina­zioni e i nostri appetiti disordinati, essendo questa santa Volontà norma felice di ogni bontà e santità.

S. Francesco di Sales, Serm. famil.

Il 30 ottobre 1617 S. Francesco di Sales, mentre era molto occupato nel preparare il suo popolo a lucrare santamente il Giubileo generale che il Papa aveva accordato in quell’anno, ebbe un contraccolpo di dolore sensibilissimo leggendo alcune lettere con le quali lo si avvertiva che il Principe Elettore di Sassonia, in derisione delle nostre indulgenze, aveva ordinato nel suo Stato, per quel giorno e i due seguenti, un triduo solenne di feste, onde commemorare il primo centenario del giorno in cui Martin Lutero aveva affisso a Wittemberg le sue tesi contro le indulgenze dei Sommi Pontefici, e ringraziare per il felice compimento del primo secolo dell’eresia protestante. Il santo Prelato parlò ammirabilmente contro questa empietà, la disgrazia di quell’apostata e l’orrenda, eterna notte, dove l’aveva condotto la falsa luce che, con lui, accecava tanti cristiani, immergendoli nell’errore! I suoi domestici depo­sero nei processi di non averlo mai visto tanto commosso, nè tanto santamente turbato in se stesso, per quel sacro sbigottimento che affligge i veri zelatori dell’onore di Dio e della Chiesa; e soggiunsero che, mostrando loro una moneta fatta apposita­mente coniare da quel Principe eretico, per esser distribuita in elemosina al popolo nel giorno nefasto della festa, il Santo aveva le lagrime agli occhi e diceva molte belle cose della pazienza cristiana con cui bisogna sentire e sapere questi sacrilegi, che debbono esserci sprone a raddoppiare il nostro zelo e la nostra fedeltà nel servizio di Gesù Cristo e della Chiesa.