Non permettiamo mai al nostro intelletto di svolazzare per curiosità intorno ai divini giudizi, perché come farfallette bruceremo le nostre ali e periremo in quel sacro fuoco. I giudizi di Dio sono incomprensibili, cioè noi non sapremo mai conoscere e penetrare i mo­tivi, le vie ed i mezzi con i quali Dio li eseguisce e con­duce a buon fine, perché non possono essere da noi compresi e conosciuti. E chi mai può penetrare il senso, l’intelligenza e l’intenzione di Dio? Chi mai è stato suo consigliere per sapere i suoi disegni e i suoi motivi? Chi l’ha mai prevenuto con qualche servizio? All’op­posto, Dio ci previene sempre con la benedizione della sua grazia, per premiarci poi con la felicità della sua gloria! Ah!… tutte le cose son di Dio, che ne è il creatore, tutte sono per Lui, che ne è il governatore, tutte sono in Lui, che ne è il protettore.

S. Francesco di Sales, Teotim. Parte 1, Cap. 8.

Il 19 ottobre 1605 S. Francesco di Sales passò il Rodano per visitare le parrocchie di S. Maurizio di Craz e di S. Mar­tino di Genesia, e là gli furono presentati un uomo e una donna, “malati di frenesia – si diceva – per un maleficio fatto loro da un vicino che li odiava.” Il santo Vescovo prese tempo per informarsi bene della cosa e diede grande scrupolo a quelli che, su di un semplice sospetto, spargevano sinistre voci a carico del prossimo, pubblicando con leggerezza i loro cattivi pensieri. Parlò poi in particolare con quei due disgraziati e, avendoli benedetti, li rimandò in pace, perfettamente guariti. Nel primo processo della Canonizzazione il Curato di quel luogo depose che quando in presenza del Santo si volle parlare di questa guarigione l’umilissimo Prelato sorrise e chiuse la bocca a tutti, dicendo di pensare egli, con Salomone, che il nu­mero dei pazzi è infinito e che abitualmente i meno savi sono quelli che tacciano il prossimo di pazzia: indi divertì il discorso e non volle più sentirne parlare, tanto abborriva le lodi degli uomini.