E’ necessario combattere l’odio e il disgusto contro il prossimo e astenersi da una imperfezione assai nociva, ma dalla quale pochi si astengono: sarebbe che, se ci avviene di censurare il prossimo, o dolerci di lui, (dovrebbe avvenire molto di rado) non la smettiamo più, sempre ricominciamo le nostre doglianze e i no­stri lamenti; segno evidente di un cuore offeso, che non ha ancora una scintilla di vera carità! I cuori forti e generosi non si dolgono, se non per cose gravi; e, anche allora, senza turbamento ed angustia. Coraggio… i pochi anni che ci rimangono quaggiù, piacendo a Dio, saranno per noi i migliori e più vantaggiosi per l’eternità.

S. Francesco di Sales, Lett. spirit.

Al principio di agosto 1598 gli affari dello Stato avevano obbligato il Duca di Savoia a passare i monti e recarsi a Cham­bèry; il vigilante Apostolo dello Chablais ve lo raggiunse per gl’interessi dei suoi cari figli di Tonon, ed abbiamo una lettera autografa da Lui scritta al Procuratore fiscale, dove dice: “La bontà di Sua Altezza Serenissima è stata tanto grande da to­gliersi un momento alle sue occupazioni, per accordare a me un’udienza di quattro parole; me ne ha promessa però una più lunga a Tonon, assicurandomi di mostrarsi favorevole ai nostri convertiti, specialmente se poveri.” In esecuzione di questa promessa, il Duca, che riteneva Francesco un altro santo Stefano, pieno di grazia e di fortezza, affidò a lui, il 24 settembre 1598, l’incarico di distribuire le elemosine elargite dalle Abbazie di Filly e di Ripailles, e non si può esprimere la santa e scambievole dilezione dei poveri e del beato Prevosto, che li portava tutti nel suo cuore. Si occupava perso­nalmente della distribuzione delle pagnotte alla porta dell’Ab­bazia di Ripailles, e ne mandava ogni settimana gran numero ai villaggi al di là del fiume, oltre quelle che dava ai poveri di Tonon e dei villaggi più vicini. Ottenne anche dalle suddette Abbazie cinque misure di frumento, da distribuirsi a sedici poveri vecchi convertiti, i quali, perché malati, non potevano recarsi a ritirare l’elemosina pubblica, ma non per questo erano abban­donati dal Pastore benefico, che spesso li soccorreva in privato, onorandoli pure della sua visita. Prima di cominciare la distri­buzione dell’elemosina, faceva inginocchiare i poveri e procurava che recitassero il Credo, i comandamenti di Dio e le preci per l’esaltazione della fede cattolica romana e la conservazione del Duca di Savoia, loro principe.