L’inquietudine proviene dal desiderio smo­dato di esser liberati dal male che si sente, o di acqui­stare il bene che si spera; eppure non vi è cosa che più aggravi il male e più allontani il bene quanto questa inquietudine ed ansietà. Quando dunque sarete commossa dal desiderio di esser liberata da qual ogni cosa, mettete il vostro spirito in riposo e tranquil­lità; quietate pure il giudizio e la volontà e poi, con dolcezza, procacciate l’adempimento del vostro desiderio.

San Francesco di Sales,  Filotea, Parte 4, Cap. 11.

Il 16 settembre 1594 di buon mattino, San Francesco di Sa­les e il cugino uscirono dalla Fortezza e a piedi s’incamminarono, la prima volta, verso Tonone, distante sei chilometri di lì. Arri­vati, si presentarono al Procuratore fiscale, Claudio Marin, buon cattolico, sulla prudenza e virtù del quale potevano contare. Informati da lui che a Tonone si trovavano sette famiglie catto­liche, che facevano in tutto una quindicina di persone, ma il timore degli eretici impediva loro di dichiararsi apertamente, subito fecero in maniera di avvicinarle. Riunite che furono, Fran­cesco disse come veniva da parte del Principe e del Vescovo per esser loro pastore, ed avrebbe fatto il possibile per adem­pierne gli obblighi; ma intanto ricordava a tutti il dovere imposto dal Vangelo di non arrossire della Fede, mentre non saranno riconosciuti da Gesù Cristo per suoi discepoli davanti al Padre celeste, se non coloro che lo avranno riconosciuto per loro Mae­stro innanzi agli uomini; li avvertiva perciò di riunirsi d’allora in poi nella chiesa di S. Ippolito, dove i sacerdoti cattolici ave­vano diritto d’istruirli nelle verità della fede. Questo primo di­scorso del Missionario fece impressione sull’animo di quella poca gente, che si mostrò disposta a recarsi da lui, senza rispetto umano. I Missionari si portarono poi a visitare i Sindaci della città, e verso sera tornarono alla Fortezza per passarvi la notte. Per tre anni continui S. Francesco di Sales e suo cugino affaticarono soli nella conversione dello Chablais, fino a che, 16 settembre 1597, il Santo ebbe la consolazione di stabilire definitivamente a Tonone i Padri Cappuccini, da lui domandati ed ottenuti dal Nunzio Apostolico e dal Principe, per venirgli in aiuto. Anche altri Religiosi vi erano stati chiamati, ma il santo missionario, non avendo risorse a sua disposizione, non poteva provvedere al loro mantenimento. I soli Padri Cappuccini, che vivevano di elemosina, poterono continuare; e il nostro Santo diceva loro, qualche volta, graziosamente: “Padri miei, mi siete stati mandati da Dio e dal gran Padre di famiglia, il Papa, avendo io rappresentato a Sua Santità che qui la messe è grande, comincia a biondeggiare da ogni parte ed abbiamo bisogno di operai per la raccolta. Però io sono povero come voi, essendo figlio di famiglia, ma Dio, che ci ha chiamati, ci darà coraggio e ci benedirà!” Fu verissimo: quei buoni religiosi sono stati utili e zelantissimi cooperatori dell’opera apostolica del Santo, secondandone lo zelo con grande fervore, umiltà e carità.