Il Salvatore ci esorta a radunare tesori nel Cielo; è come se ci dicesse: Aggiungete continua­mente buone opere alle precedenti, perchè son queste le monete che debbono comporre il vostro tesoro: non solo le grandi opere buone, come i digiuni, le orazioni, le elemosine, ma ancora le minori e piccole, le quali, anche se fatte un poco freddamente e non secondo tutta l’esten­sione della carità che uno possiede, sono accette a Dio ed hanno valore presso di Lui; mentre Egli per sua bontà ne tiene conto e ne fa stima, e subito le ricom­pensa con l’aumento della carità in questa vita e l’as­segnamento di maggior gloria per la vita eterna in Cielo.

S. Francesco di Sales,Teot. P. 1, L. 2, Cap. 2.

In questo giorno, 29 agosto 1606, S. Francesco di Sales vi­sitò la chiesa di S. Giovanni Battista di Villars e tenne un ammirabile sermone sul martirio del Santo Precursore di Gesù Cristo e sui vizi che conducono le anime all’eterna morte. Fra gli udi­tori si trovò un disgraziato, il quale aveva più volte asserito che se il Vescovo l’avesse scomunicato, come ne l’aveva minac­ciato, egli avrebbe rinnegato la fede e se ne sarebbe andato a Ginevra. In questa occasione però quest’uomo ascoltò il santo Pastore, credette alla sua parola e con un atto di grande obbedienza si portò da lui, spinto dal desiderio di una vera conversione. Dopo essersi confessato, senza che il Santo glielo avesse ingiunto, de moto proprio domandò perdono al popolo, pubblicamente in chiesa, della sua mala vita e del suo libertinaggio. Il santo Pastore ne fu tanto commosso che lo abbracciò teneramente e disse agli astanti: “Rallegriamoci, figliuoli miei, rallegriamoci: ecco un nostro fratello che – se­condo il detto del Vangelo – si strappa l’occhio e si taglia la mano per il desiderio che ha di entrare nel regno dei Cieli. Ecco un figlio del Vangelo, un’anima predestinata.” Indi soggiunse, ri­volto a lui: “Venite, Signore, venite benedetto dal Padre nostro che è nei Cieli.” Gli fece una paterna esortazione, lo assolse pubblicamente e poi lo ritenne alcuni giorni con sé. Questo per­sonaggio ha deposto egli stesso quanto sopra nel processo della Canonizzazione del Santo, soggiungendo che lo sguardo di quel beato Vescovo gli era parso una spada tagliente, che gli apriva il cuore per farne uscire il veleno dei peccati, e le sue parole sembravano una sacra unzione, che addolciva l’interna sua piaga.