L’anima compresa dal divino amore, andan­do a Dio fra le consolazioni è sempre in timore di sviarsi, e invece della volontà di Dio amare il pro­prio gusto e piacere;  ma quando incede fra le af­flizioni, l’anima cammina sicura, perché, non essendo l’afflizione amabile per se stessa, è più facile amarla solo in vista della mano di Dio che la manda.

S. Francesco di Sales, Teot. Parte 2, Lib. 3, Cap. 2.

Nel 1607 in questo giorno, essendosi portato S. Francesco al Castello di Sales, per ascoltare la confessione annuale della sua signora madre che terminava il suo ritiro spirituale, si sca­tenò una furiosa tempesta con tuoni e lampi tanto spaventosi che tutta la famiglia, compreso il Santo, andò a rifugiarsi in cap­pella. Il fracasso era tanto grande nell’aria, da far pensare che la montagna inabissasse e fosse giunto il giudizio universale. A questo proposito il Santo scrisse alla Baronessa di Chantal d’aver sentito un piacere incomparabile nel vedere come tutti, spaventati sotto la mano di Dio, moltiplicavano segni di Croce e invocazioni del Nome SS. di Gesù! Sempre calmo e sereno, mentre infuriava l’uragano, il santo Vescovo disse ai suoi: “Ah!… senza questo spavento, forse non avreste invocato il santo nome di Dio! Ma quanto siamo felici d’avere un Dio che sa farsi amare e temere!…” Gli domandò poi la madre se avesse avuto paura: “Mia buona mamma – ri­spose – ho sempre e solamente paura di fare qualche cosa che dispiaccia a Dio, ma non è da credere che, fra i tuoni e il fracasso della tempesta, non senta internamente un fremito di spavento: questo non è male, bisogna allora ravvivare la fede nella Prov­videnza, e servirsi tranquillamente dei rimedi e delle preghiere che la Santa Chiesa c’insegna per queste occasioni.”