E’ brutta tentazione l’attristarsi e dispiacersi di dover stare nel mondo, quando bisogna starci per necessità. La Provvidenza divina è più saggia di noi… a noi pare che, mutando nave, staremmo meglio; si, certamente, ma se mutiamo condotta. Dio mio! Quanto sono nemico di questi desideri pericolosi e cattivi! In queste occasioni, quantunque quel che desideriamo è buono, il desiderio però è cattivo, mentre Dio non vuole che allora possediamo quel bene, ma un altro, nel quale brama che esercitiamo la nostra virtù. Il Signore ci vuol parlare fra le spine e i roveti come a Mosè, e noi vo­gliamo che ci parli fra i dolci e freschi zèfiri come ad Elia?…

S. Francesco di Sales, Lett. spirit.

Il 27 luglio 1597 tutta la giornata venne impiegata dal no­stro Santo nello zelare ardentemente l’onore e la gloria di Dio, preparando di sua mano diversi Memoriali da presentarsi al Principe, con i quali richiamava, fra l’altro, l’attenzione del So­vrano sulla necessità di fondare un collegio di Padri Gesuiti a Tonone, poiché, a parere suo, fra tante cose utili allo sviluppo della fede nello Chablais, questa fondazione si presentava più utile di tutte. Un collegio cattolico fra Ginevra e Losanna sarebbe un baluardo per respingere i quotidiani attacchi dei nemici; e da esso, come da un Seminario, verrebbero fuori giovani sacer­doti e laici ben istruiti nelle scienze e nella pietà, per portarsi poi in ogni parte della provincia, con vantaggio ed edificazione di tutti. Mise pure ordine, lo stesso giorno, a tutto l’occorrente per la solenne celebrazione delle Quarantore nel borgo di Anne­masse, proprio alle porte di Ginevra; e preoccupato, come sempre, dei bisogni del prossimo, non dimenticò di domandare al Principe l’esenzione delle imposte per tutti coloro che, nello Chablais, avessero abbracciata la fede cattolica.

In questo stesso giorno, nel 1606, San Francesco, in Visita pastorale, si recò alla parrocchia di S. Andrea di Domancy e verso sera anche a quella di S. Gervasio, indi tutto soddisfatto disse: “Benedetto sia il Signore che ci dà parroci tanto buoni, da non farmi trovar quasi nulla da fare qui…” Continuando il suo giro apostolico, fra gole e picchi di quelle montagne sco­scese, il santo Vescovo doveva il giorno seguente visitare due chiese dedicate alla Madonna, e dal luogo dette “Nostra Si­gnora della gola e Nostra Signora del cerebro”: un tale, che si piaceva a volgere tutto in burla, ironicamente disse che l’indo­mani il Vescovo avrebbe visitato la signora X (era questa una dama riputata gran saccente e parlatrice). Lo intese il Santo, e trafitto nell’anima per il mancato rispetto alla Madre di Dio, la­sciando da parte l’abituale sua benignità, con forza riprese pubblicamente il motteggiatore, ordinandogli di offrire una torcia di cera bianca ad ognuna delle due chiese, come ammenda ono­revole verso la Madonna; “la quale – egli disse – è protet­trice della gola, del cervello, degli occhi, del cuore e di tutto quanto abbiamo per l’anima e per il corpo.” La stessa persona, così energicamente corretta, poi ha de­posto il fatto nei processi.