L’amore è la vita del nostro cuore: come il contrappeso dà il moto a tutti i pezzi mobili dell’orologio, così l’amore dirige tutti i moti dell’anima. Tutti i no­stri affetti seguono dunque il nostro amore, e quando nei nostri cuori regna l’amor divino, riduce alla sua obbedienza tutti gli altri affetti della volontà e tira a sé tutte le passioni del senso: insomma, la sacra dilezione è l’acqua salutare, della quale parla il Salvatore quando dice: Colui che berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà mai sete.

S.Francesco di Sales,Teotimo, Parte 2, Lib. 5, Cap. 20

Il 18 luglio 1595 S. Francesco di Sales parlò mirabilmente ai suoi neofiti dello Chablais sulla grazia e sull’invocazione dei Santi: questo irritò molto gli eretici; tuttavia dissimularono il loro risentimento, e il santo missionario, che il giorno seguente doveva mandare alcuni documenti urgenti al Nunzio Apostolico a Torino, pensò di potersi ritirare quella sera alla fortezza di Allinges per prepararne la spedizione: agli amici, che temevano per lui, si contentò rispondere: “Spero nel Signore e non temo nulla” e, solo per condiscendenza, permise di essere accompa­gnato da due uomini. Giunti che furono al basso della montagna, gli assassini ugonotti improvvisamente li assalirono: Giorgio Ro­land, cameriere del Santo, e i due uomini, vedendoli avvicinare, si misero in atto di difesa, ma il Santo proibì loro risolutamente di colpire nessuno, poiché, ad imitazione del Salvatore, toccava a lui andare incontro a quei satelliti; infatti, affrettando il passo si avvicinò ad essi e loro parlò per primo. Iddio ispirò a quelli tanto terrore, da trovarsi come storditi; e, mostrandosi più spaventati di chi venivano ad assalire, gli fecero mille scuse circa l’ordine avuto dai loro Ministri, giurando che d’allora in poi sarebbero stati suoi umilissimi servi.

Arrivati alla fortezza, Giorgio Roland, più morto che vivo dalla paura, raccontò al barone d’Hermance il pericolo incorso, e come, senza un miracolo operato da Dio per i meriti del suo santo padrone, sarebbero stati tutti uccisi quella sera! Il barone si portò da Francesco, il quale con tutta tranquillità si era riti­rato in camera, per dirgli che assolutamente bisognava in se­guito farsi accompagnare dai soldati della Fortezza; al che il sant’uomo, sorridendo, rispose: “Ah! signor barone, io non voglio altro termine per la mia vita, che quello assegnato da Dio. San Paolo e gli altri apostoli non si sono serviti dei sol­dati, né delle guardie dei Re della terra, ma della sola spada della parola di Dio, che spezzava gli archi e le spade dei nemici del Signore. Se Calvino e Lutero hanno piantato la loro triste dot­trina con la forza delle armi; a noi tocca sradicarla con la sola fede nel Signore che rompe i cedri e scuote i deserti di Cades. Alla fine poi – soggiunse con fervore – non ci potrebbe acca­dere nulla di meglio che morire per la fede!” Separandosi, il barone disse: “Non sono capace di rispondere a un discorso di tanta forza,” però quella stessa sera ordinò a tre dei suoi dipendenti di accompagnare la mattina il Prevosto di Sales, quando andava a Tonone, e discendere con lui la sera, per ricondurlo.