Il sacro dono dell’orazione sta nella destra mano del Creatore: subito che sarete vuota di voi stessa, cioè dell’amore del vostro corpo e della propria volontà e sarete molto umile, il Signore lo comunicherà al vostro cuore. Abbiate pazienza e camminate a piccoli passi, fino a tanto che avrete gambe per correre, o ali per volare: contentatevi per ora di essere una piccola ape da nido, e presto diverrete ape da miele. Umiliatevi amorosamente innanzi a Dio e innanzi agli uomini, perché Dio parla a chi tiene le orecchie basse.

S. Francesco di Sa­les, Lett. spirit.

Il 14 luglio era un giorno prezioso per S. Francesco di Sa­les: S. Agostino, S. Tommaso e S. Bonaventura erano i suoi dottori favoriti, ai sentimenti dei quali – diceva egli – l’anima sua si era interamente abbandonata. Ordinariamente predicava il giorno della festa di S. Bonaventura, e sempre andava a celebrare in qualche chiesa francescana: invocava quotidianamente questo Santo perché al battesimo era stato chiamato Francesco­ Bonaventura, sebbene, per volere di suo Padre, che piccino lo chiamava suo figlioccio, gli rimanesse poi solo il nome di Fran­cesco. Nella sua nobile e devota famiglia si professava un vero culto di devozione verso il Serafico Padre San Francesco e il suo Ordine; e il nostro Santo soleva dire non essere nè il cap­puccio tondo, né il cappuccio lungo, né la manica stretta, né la ma­nica larga e neppure il piccolo o grosso cordone che gli facevano amare i figli di S. Francesco, ma la loro puntualità nell’osservanza e nell’imitare le virtù del Serafico Fondatore: assicurava pure di compiacersi singolarmente nel leggere e citare dal pulpito gli scritti di S. Bonaventura, da lui stimato uno dei più giudiziosi Dottori della Chiesa, e del quale aveva sempre molto ammirato la dottissima modestia e la savia umiltà.

Una volta, per la festa di S. Bonaventura, aveva ufficiato la mattina nella chiesa di S. Francesco d’Annecy, tenuta dai Padri Conventuali, e verso le due del pomeriggio vi aveva anche pre­dicato in lode di S. Bonaventura: ritiratosi a casa verso sera, vennero a visitarlo due Padri Cappuccini, i quali nella conver­sazione si lamentarono dolcemente per aver egli passato tutto il giorno nella chiesa dei Conventuali e lasciata da parte la loro; il Santo: “Avete ragione – rispose – ma… siamo ancora in tempo” e prontamente indossati il rocchetto e la mozzetta, che da poco aveva deposti, se ne andò con loro, per dare la benedizione in chiesa e fare un’esortazione al popolo ivi adunato. Ammirarono molto quei Padri la dolcezza e condiscendenza del buon Prelato, il quale disse amabilmente: “Eh! non sapete voi che appartengo, senza distinzione, all’Ordine di S. France­sco, al quale mi unisce un triplice cordone che difficilmente si romperà: i miei due nomi di battesimo e l’aggregazione che i vostri Generali mi hanno data e confermata più volte?”