L’amor di Dio non consiste nelle consolazioni e nelle tenerezze, altrimenti Nostro Signor Gesù Cristo non avrebbe amato il Padre quando, triste fino alla morte, gridava: «Padre mio, perchè mi hai abbandonato?» Eppure fu allora che esercitò il più grande atto d’amore che si possa immaginare! Noi però vorremmo sempre avere un poco di zucchero sulle vivande spirituali, cioè il sentimento dell’amore e la consolazione; come pure vorremmo essere senza imperfezioni; ma bisogna aver pazienza e contentarsi di esser della natura umana e non dell’angelica.

S. Francesco di Sales.  Lett. spirit.

Consacrato Vescovo da sei mesi, S. Francesco di Sales aveva già fatto ammirabili regolamenti per la direzione dei Curati e degli Ufficiali della Diocesi, quando, la vigilia di S. Giovanni Battista dei 1603, disse con graziosa semplicità che, avendo ormai provvisto agli affari dei grandi, era necessario occuparsi di quelli dei piccoli. Scrisse perciò una norma per l’insegna­mento pubblico del Catechismo (autografo che si conserva an­cora) e si recò personalmente nella chiesa di S. Domenico d’An­necy, dove fece una fervorosa esortazione in onore della na­scita di S. Giovanni e dell’infanzia cristiana, e poi divise la conferenza del Catechismo in tre classi, secondo il sesso e l’età, facendone così l’ erezione sotto il titolo e l’invocazione di Gesù, Maria e Giuseppe. Nella cappella del glorioso Sposo della Ver­gine Madre di Dio il santo Pastore cominciò egli stesso questo insegnamento paterno, e da quel giorno ogni domenica, subito dopo il mezzodì, si vide girare per le strade un giovane vestito di una dalmatica color turchino, avente sul petto e sulle spalle scritto a caratteri d’oro il Sacro Nome di Gesù: suonava un campanello e gridava: “ Venite alla dottrina cristiana, e vi s’insegnerà la via del Paradiso” Si osservava un bell’ordine nell’insegnamento del Catechismo: il santo Prelato, o chi lo sostituiva, saliva in cattedra; in basso, i giovanetti erano seduti da una parte e le bambine dall’ altra. Dopo il canto del Veni Creator, si facevano le interrogazioni, le repliche, la conferma della cosa proposta con alcuni esempi, e poi tutti insieme can­tavano qualche inno devoto in lingua volgare. Quando il buon Pastore era in Annecy non mancava mai di trovarsi alla pro­cessione del Catechismo, accompagnato dai suoi sacerdoti, e sembrava tanto raccolto ed inabissato in Dio, che tutti l’ ammi­ravano e correvano a vederlo. Andava sempre fornito di rosari, medagline e libriccini di devozione, per darli in ricompensa ai bambini che rispondessero meglio. II Catechismo era tanto fre­quentato anche dagli adulti dell’ uno e dell’ altro sesso, di tutti gli stati, da non essere più il Catechismo dei bambini, ma la pubblica istruzione del popolo. Un tale, sempre attento a motteggiare il S. Pastore, si pren­deva piacere di volgere in burla l’edificante assiduità con la quale gli adulti e gli stessi Magistrati frequentavano il Catechi­smo, dicendo, fra l’altro con mordace ironia, che il Vescovo possedeva un talento speciale per mettere i dotti al banco degli asini. Sopportò Francesco con grande pazienza, per molto tempo queste beffe mordaci, divulgate di casa in casa, opponendovi solo la frase evangelica: se non diverrete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli. Poi, vedendo che la burla conti­nuava e riteneva alcune persone dal portarsi all’istruzione cate­chistica, parlò con forza al motteggiatore e gli disse che, se non cessasse dal criticare, gli avrebbe proibito di entrare in casa sua, mentre le sue conversazioni erano pregiudizievoli al servizio di Dio e al avanzamento delle anime nella pietà. La correzione fu efficace: per prova della sua emendazione, quel personaggio si recò egli pure spessissimo al Catechismo, e così consolò grandemente il suo Vescovo.