Nell’esercizio del raccoglimento spirituale e delle orazioni giaculatorie consiste la grande opera della devozione; esso può supplire al difetto di tutte le altre preghiere, ma la mancanza di esso quasi irreparabile. Senza di esso non si può far bene la vita contempla­tiva e si farebbe male la vita attiva; il riposo sarebbe ozio e la fatica fastidio; perciò vi scongiuro di abbrac­ciarlo con tutto il cuore, senza mai abbandonarlo.

S. Francesco di Sales, Filotea, Parte 2, Cap. 13.

 

Il 22 giugno 1622 S. Francesco di Sales ammalò gravemente a Torino, e la sua malattia si protrasse per circa tre mesi du­ rante i quali S. A. R. Cristina di Francia gli procurò cure degne d’ una grande Principessa. Il Santo, perfezionandosi sempre più nella infermità, rapiva d’ammirazione tutti coloro che l’avvici­navano, con la pazienza, l’obbedienza e la mansuetudine che praticava.

Si compiaceva singolarmente nel sentir leggere la vita di S. Paolino, Vescovo di Nola, di cui la Chiesa fa memoria in que­sto giorno, confessando che gl’inspirava tenera devozione, per averne ricevuto molto soccorso durante la missione dello Chablais, “quando – diceva egli – avevo quasi la grazia di essere schiavo, esposto a qualunque pericolo, per ritrarre dalla schiavitù dell’eresia quella povera gente. Ma – soggiungeva con gran sentimento d’umiltà – valgo tanto poco che non ho meritato mai di esser venduto schiavo come il mio piccolo San Paolino (lo chiamava così), nè d’aver la testa mozzata come il grande San Paolo, vaso di elezione; perciò non sono altro che un vaso d’imperfezione”.