Doletevi il meno che potete dei torti che vi saranno fatti, essendo cosa certa che ordinariamente chi si lamente pecca, perchè l’amor proprio ci fa sempre parere le ingiurie più grandi di quelle che sono: soprattutto non fate le vostre doglianze con persone facili a sdegnarsi e a pensar male; ma, se è espediente dolervi con qualcuno, bisogna che sia con anime tranquille e innamorate di Dio, altrimenti aumenteranno il vostro turbamento, invece di sedarlo.
S. Francesco di Sales. Filotea, P.3, Cap.3.
La festa di S. Antonio di Padova (13 giugno) era una delle più distinte nella devozione di S. Francesco di Sales. Aveva imparato ad onorarlo nella sua propria chiesa e vicino alle sue reliquie, durante il periodo degli studi a Padova, quando non faceva passare giorno senza visitarlo: disse in confidenza alla Madre di Chantal che, nel tempo della missione dello Chablais, aveva ricevuto dal Santo Taumaturgo miracolosi aiuti; e che una volta, fra le altre, facendo egli orazione nella chiesa dei Conventuali d’Evian, il Santo gli si era reso intellettualmente presente e gli aveva detto: Tu desidererai il martirio come me, ma non l’otterrai; fa d’uopo che sia tu stesso l’istrumento del tuo martirio. “Da quel giorno – soggiungeva Francesco – risolvetti di mortificarmi, facendo valere per questo tutte le grandi e piccole occasioni di praticare le cristiane virtù”. Appunto da questa continua e affettuosa applicazione derivava la grande perfezione con la quale egli faceva tutte le cose; dicendo spesso che tutto quel che ci contraria, ci assoggetta e ci affligge dev’ esser ritenuto come la nostra cattura, il nostro martirio cristiano che, sebbene incruento, non è meno accetto a Colui, la di cui Provvidenza non ci offre maggiori occasioni di soffrire e di essere martirizzati. “Finalmente – ripeteva – è abbastanza martire chi sa ben mortificarsi; ma coloro che non si mortificano da sé, o ricevono malamente le tribolazioni che loro vengono dagli altri, non so qual grado pretendano nel regno di Dio; perché non saranno né martiri, né confessori, e Sant’Antonio fu l’uno e l’altro insieme”. Il pio Vescovo non passava mai la festa di questo Santo, senza portarsi a celebrare in qualche altare a Lui dedicato. Ora una persona, che ordinariamente criticava le sue pie ed innocenti azioni, burlandolo, gli disse un giorno che coltivava la devozione delle donnicciole, le quali corrono ad accendere una candelina a S. Antonio per trovare la rocca o il fuso che hanno perduto: sopportò il Santo Vescovo pazientemente la burla, ma istruì con molta serietà il motteggiatore, pregandolo di separare sempre le sciocchezze di Francesco di Sales dalla pietà e dall’onore dovuto ai Santi: “Sì – gli disse poi – approvo con tutto il cuore che si ricorra a Sant’Antonio di Padova quando si hanno perdite ed afflizioni. Dio ha palesato in questo la sua volontà, coi grandi miracoli operati per intercessione di questo Santo”. Siccome il motteggiatore non gli era del tutto inferiore, con grande benignità, soggiunse: “V’assicuro che ho voglia di fare insieme con voi un voto a Sant’Antonio di Padova, per ricuperare tutti e due quello che perdiamo ogni giorno: voi la semplicità cristiana, ed io l’umiltà, della quale con molta negligenza mi lascio sfuggire le pratiche, quantunque frequentemente mi si presentino.