Quando l’anima nostra considera che nessuna cosa la contenta perfettamente, e che la sua capacità non può essere soddisfatta da nessuna cosa del mondo; che il suo intelletto ha grandissimo desiderio di sapere, la volontà sua insaziabile appetito di amare e scoprire il bene, essa ha ben ragione di esclamare: “Ah!… io non sono creata per questo mondo; vi è un Essere dal quale dipendo; un Artefice infinito, che ha impresso in me un infinito desiderio di sapere e un appetito insaziabile di bene; a quest’Essere conviene che mi arrenda, avvicinandomi a Lui, per unirmi e congiungermi alla sua bontà, da cui sono ed a cui appartengo.”
Il 1 giugno 1599 S. Francesco di Sales, che di ritorno da Roma si era fermato a Torino, onde ottenere da S. A. R. di Savoia approvazione ed appoggio per dare esecuzione a tutti i Brevi e Ordini apostolici ricevuti per la nuova Chiesa dello Chablais, arrivò felicemente in Annecy, con ogni cosa in regola. Il buon Vescovo De Granier ne ebbe una gioia grandissima e non si possono esprimere le tenerezze che dimostrò al suo caro Coadiutore, il quale, con modestia ammirabile, non volle prendere altro abito, altro nome, altro titolo, che quello di Preposto della Cattedrale. Il buon Vescovo si compiaceva di comunicare a tutti le lettere che Sua Santità e parecchi Cardinali gli avevano scritto, per congratularsi della scelta d’un sì degno successore. A questo scopo, facendo tirare parecchie copie di queste lettere dal suo cappellano, il signor Ilario Favier, gli diceva con spirito profetico: “Abbiate cura di ricordarvi tutto quel che riguarda il mio figlio e coadiutore Francesco di Sales, perché verrà giorno che ne dovrete rispondere in buona forma. E’ stato vero. Quel cappellano fu dei primi deponenti negli antichi processi per la Beatificazione e Canonizzazione del nostro Santo.
Quella sera stessa del suo arrivo da Roma e Torino, Francesco si era ritirato in camera, per riposarsi un poco dopo tante fatiche, quando sentì una buona vicina che gridava e si lamentava molto nei dolori del parto. Sempre attento e caritatevole a sovvenire il prossimo, il Santo le mandò una cintura portata dalla Santa Casa di Loreto, facendo dire a quelle che l’assistevano di cingerne la paziente, che così sarebbe benedetta dalla Madonna, mentre egli reciterebbe, a questa intenzione, quelle Litanie lauretane. Tutto fu prontamente eseguito. Appena fu posata sull’inferma, i suoi dolori cessarono e dette felicemente alla luce un bel bambino. Subito per la città corse voce che il giovane Coadiutore del Vescovo aveva operato un miracolo, mentre da molto tempo si temeva per la vita di quella pia signora e del suo figliuolo.