Nostro Signore ha impiegato la sua vita divina, non solo nell’istruirci di quel che dobbiamo fare per salvarci, e questo con la parola e con gli esempi, sanando tanti malati ed operando tanti altri miracoli; ma ancora nel patire per noi fino alla sua morte in croce, sopportando innumerabili persecuzioni da quelli stessi per i quali pativa. Vuole Egli che in questo lo imitiamo, portando anche noi la nostra croce, col soffrire gli uni per gli altri, pronti a dar la vita per quelli che tentassero di togliercela ; sempre disposti a servire il prossimo, non solo nelle cose piacevoli e dolci, ma nelle aspre e penose, fra le persecuzioni e tutte quelle cose che potrebbero affievolire l’ardore della nostra fraterna carità.
Il 17 maggio 1617 un amico di S. Francesco di Sales l’avvertì che una persona a lui poco affezionata si vantava di averlo visto dar nelle furie; il santo Vescovo, sorridendo, rispose: “Oh!… io sono un pover’uomo soggetto alle passioni, ma Iddio mi ha fatta la grazia che, da quando sono pastore di anime, non ho mai detto una parola sdegnata alle mie pecorelle. Vi sono certamente alcune circostanze in cui bisogna parlar forte, perché la giustizia lo esige; ma ho pregato questa persona di castigarsi da sé, per togliere a me la pena di farlo, come farò, del resto, se non si emenda.”