Approfondite sempre più la vostra considera­zione sulle piaghe del Salvatore; vi troverete un’im­mensità di prove per convincervi quanto sia vano e vile quel cuore che fissi altrove la sua dimora, o scelga altro albero per prepararvi il suo nido che quello della Croce. Dio mio, quanto saremo felici, vivendo e morendo in questo santo tabernacolo! No, nessun’altra cosa è degna del nostro amore; si deve tutto a quel benigno Salvatore, che senza riserva ci ha dato il suo.

San Francesco di Sales, Lett. spirit.

 

Il 6 maggio, festa di S. Giovanni a Porta Latina, predicano S. Francesco di Sales alle sue figlie della Visitazione, sembra aver presentito che sarebbero un giorno destinate dalla Provvi­denza ad essere le adoratrici e imitatrici dell’amore del Cuor di Gesù: “Quando muore qualche principe, o altro gran signore d’una morte inopinata – disse il Santo – si ha l’abitudine di aprirne subito il cadavere, per conoscere la malattia che gli ha dato la morte. Ora, essendo morto il Signore, con la morte d’amore sull’albero della Croce, volle che fosse aperto il suo costato, per farci vedere che veramente era morto e la sua morte non era stata cagionata da altra malattia, che dal gran­dissimo amore a noi portato, onde da questa cognizione fossimo spinti ad amarlo. E per mostrarci davvero che, non i tormenti, ma il solo amore gli toglieva la vita, prima di spirare pro­nunziò quelle parole: “Padre, raccomando il mio spirito nelle vostre mani”, con voce tanto alta e ferma, da parere che non dovesse per allora morire; e fu appunto per accertarsi che fosse veramente morto, che il soldato lo ferì con la lancia e gli aprì il costato dalla parte del Cuore: quella ferita del costato dimostrò che veramente era morto, ma della malattia del suo Cuore, cioè: dell’amore del suo Cuore per noi.”