A misura che si fa giorno vediamo le brut­ture e macchie del nostro viso. Nello stesso modo, a misura che il lume interno dello Spirito Santo rischiara le nostre coscienze, vediamo più chiaramente e distinta­mente i peccati, le inclinazioni ed imperfezioni che ci possono impedire di arrivare alla vera devozione; e il medesimo lume, che ci fa vedere questi danni e queste imperfezioni, ci accende ancora del desiderio di emen­darcene.

San Francesco di Sales, Filotea, Parte 1, Cap. 22.

 

Il 2 maggio 1630 S. Francesco di Sales, consacrato Vescovo da pochi mesi, si portò a Torino, come l’obbligava la sua carica. Dopo aver ricevuto dalle L.L.A.A. di Savoia ogni sorta di buone accoglienze, si sottrasse agli applausi della Corte, per visitare a Carmagnola Monsignor Giovenale Ancina, Vescovo di Saluzzo, santo e dotto personaggio, col quale, nel 1599, aveva contratto a Roma grande amicizia. Appena si seppe a Carmagnola l’arrivo del Vescovo di Ginevra, tutti si portarono in folla al suo albergo. Ognuno avrebbe voluto l’onore di ospitarlo a proprie spese, in casa privata, dicendo che avrebbero voluto alloggiarlo nel proprio cuore; ma Monsignor Ancina volle interamente per sé l’onore di possederlo, poiché lo aveva onorato della sua visita. I due santi Vescovi si portarono insieme a visitare le chiese e venerare le reliquie in esse conservate. Impiegarono poi entrambi una parte della serata ad ascoltare le confessioni, ricorrendo l’indomani la festa di S. Giovenale, patrono di Monsignor An­cina. Un’altra parte della notte si passò in devoti ragionamenti, perché Monsignor Ancina desiderò rivedere la propria coscienza e ricevere i consigli del suo santo ospite. Veramente, vedendoli insieme, si sarebbe detto che S. Antonio fosse venuto a visitare S. Paolo, tanta pietà e tanta santità comparivano nelle loro persone.