Se il mondo ci disprezza, rallegriamoci perché lo fa con ragione, e riconosciamo di meritarlo; se ci stima, disprezziamo i suoi giudizi e la stima che fa di noi, perché, essendo cieco, non conosce e non vede. Non vi curate di andare investigando quel che pensa il mondo: disprezzate la sua stima e il suo disprezzo, e lasciatelo dire ciò che vorrà, o bene o male che sia.

Vorrei che, tenendo gli occhi nostri molto fissi sul Cro­cifisso, facessimo le nostre azioni senza punto badare a quel che il mondo pensa e parla, perché il mondo è un gran ciarlone e parla sempre troppo, tanto nel bene che nel male.

Lettere spirituali

 

Il 18 aprile 1605 S. Francesco di Sales ricevette lettere che lo avvertivano come il Papa Leone XI (Alessandro de Medici) aveva conservato tanta stima per la sua persona, dopo averlo conosciuto a Tonon e a Roma, che lo aveva inserito nel numero di quei prelati che voleva innalzare al Cardinalato. Molto lungi dal rallegrarsi di questa notizia, il grande Vescovo disse: “Prego Dio di allontanare da me questa dignità, perché ne sono indegno; ma se il cappello cardinalizio fosse da me lontano solo tre passi, non alzerei il piede per poterlo prendere.” Poi, incrociando de­votamente le braccia sul petto, soggiunse con le lagrime agli occhi: “Ahimè! desidererei assai che la mia veste diventasse rossa, ma tinta col mio sangue, versato per la conversione degli eretici di Ginevra! Quanto di buon cuore porterei questa por­pora!” Tuttavia né l’indifferenza, né la ripugnanza del Santo avrebbe mai impedito la sua elevazione, se la morte non avesse condotto alla tomba il grande pontefice Leone XI, del quale la santa Chiesa godette pochissimo tempo.