La principale intenzione che si deve avere nel comunicarsi è d’avanzarsi, fortificarsi e consolidarsi nell’amor di Dio, poiché si deve ricevere solo per amore Colui che solo per amore a noi si dà. Il Salvatore non può essere considerato in nessuna azione più annichila, per così dire, e si riduce in cibo, per penetrare nelle anime nostre e unirsi al cuore e al corpo dei suoi fedeli.
Filotea, Parte I, Cap. 21.
Il 17 aprile 1602, trovandosi S. Francesco di Sales a Parigi, parecchi suoi amici gli parlarono della grande inclinazione che il Re aveva per la sua persona e gli dissero che bastava si facesse innanzi per profittarne; che l’Abbazia di S. Genoveffa era per lui, poiché quel gran Sovrano parlava spesso di lui e sarebbe stato felice di ritenerlo a Parigi. Con umiltà e distacco ammirabili ed ammirati da tutti, anche da coloro che umanamente consideravano le cose, il Santo fece presente ai suoi amici la vocazione di Dio per lavorare nella vigna di Ginevra, dicendo che non bisognava darsi alla Chiesa per far fortuna, ma per lavorare nel campo assegnato dal Padre di famiglia, e che il Vescovado di Ginevra a lui assegnato era già di molto superiore ai suoi meriti. Nello stesso modo ricusò pure i doni gratuiti e la pensione che il Re di Francia voleva dargli, dimostrando con questo che era alla Corte solo per la causa della fede cattolica e del suo ristabilimento nella terra di Gez, senza nessuna mescolanza di temporali interessi.