Prendere la propria croce e seguire Gesù Cristo non vuol dire altro che ricevere e sopportare tutte le pene, contradizioni, afflizioni e mortificazioni che ci avvengono in questa vita, senza eccezione alcu­na, con intera sottomissione e indifferenza; e non biso­gna che ci scegliamo da noi le croci, ma che pigliamo e portiamo quelle che ci sono offerte, ad imitazione del Salvatore, che non scelse da sè la sua croce per mo­rirvi, ma prese umilmente quella che i giudei gli ave­vano apparecchiata.

Serm. famil.

 

Il 16 aprile 1604 S. Francesco di Sales predicò sulla Pas­sione del Salvatore a Dijon, con si viva rappresentazione dei divini dolori, che tutto l’uditorio si struggeva in lacrime. I membri del Parlamento assicuravano di non aver mai tanto ben compreso i sentimenti che il cuore cristiano deve avere per la morte del suo Redentore. L’indomani uno dei Presidenti diceva al santo Vescovo di non aver mai pianto tanto in vita sua; e il Santo ingenuamente rispose: «Eh! signor Presidente, le figlie di Gerusalemme facevano lo stesso sui patimenti dell’Uomo-Dio, ma i figliuoli della Chiesa non si contentano solo di questa rugiada, essi portano frutti di salvezza, dopo che la loro terra è stata irrigata». Il Presidente conobbe benissimo che il Santo parlava al suo cuore e che soprannaturalmente ne aveva conosciuto tutte le debolezze; gli promise quindi di allontanarsi dall’occasione del suo peccato.