Il sopportare le imperfezioni del prossimo è un punto del grande amore che Gesù Cristo ci mostrò in croce, poiché Egli ebbe allora un cuore così benigno verso di noi e ci amò sì teneramente; e con noi amò pure quelli stessi che gli davano la morte. Il dolce Salvatore nutriva dunque pensieri d’amore per i suoi carnefici e perdonava loro nell’atto stesso del loro peccato!… Oh! quanto miserabili siamo noi! Appena dopo lungo tempo possiamo dimenticare un’ingiuria ricevuta… ma colui che preverrà il prossimo nelle benedizioni di dolcezza sarà il più perfetto imitatore di Cristo.
San Francesco di Sales, Tratt. spirit.
S. Francesco di Sales impiegò il 7 aprile 1601 nel rendere gli ultimi doveri di un buon figliolo verso suo padre, nel consolare la madre afflitta, nel dare gli ordini per l’inumazione del defunto e regolare quanto occorreva per la famiglia orfana, che, da quel giorno, considerò il santo fratello come capo, padre e vero appoggio, dopo Dio. Confessò la mamma, i fratelli, le sorelle e tutti di casa, celebrò la santa Messa e volle che tutti vi si comunicassero per il defunto. Non mancò di consolare anche i vassalli, molto afflitti per la perdita di un Signore tanto buono; ed avendo regolato così tutte le cose, dopo solo due giorni, se ne tornò alle sue fatiche apostoliche. Continuando dunque le sue prediche, fece un grazioso paragone del sacrificio dello spirito e di quello del corpo, col dire che Abramo aveva, per disposizione di volontà, sacrificato alla morte il suo figliolo Isacco, e che Isacco, per sottomissione di volontà alla condotta divina, aveva sacrificato il Padre, morto alla vita terrena, quando Dio lo chiamò a sé. Del resto, era massima del nostro Santo che, per intenzione ed applicazione interna, bisogna cercar di fare santamente quel che siamo obbligati a fare necessariamente.