Conviene considerare i benefici divini nella loro feconda sorgente, cioè in Gesù Cristo, nostro Sal­vatore. Ah! contemplatelo nel momento della sua Incar­nazione, quando ci prese tutti indistintamente sulle sue spalle, perché fin d’allora accettò di redimerci con la sua morte! L’anima del Redentore ci ha tutti conosciuti per nome e cognome, specialmente nel giorno della sua passione, quando offrì le sue lacrime, le sue preghiere, il suo Sangue e la sua vita per tutti e diresse, particolar­mente per voi, all’Eterno Padre quest’aspirazione amo­rosa: “Ah! mio Divin Padre, prendo con me e mi carico di tutti i peccati del povero Teotimo, per sopportare tormenti e morte, onde egli ne sia liberato. O sommo amore del Cuor di Gesù, qual cuore ti benedirà con devozione che basti?…”

 

Il 26 Marzo 1599 S. Francesco di Sales scrisse da Roma, in questi termini, al suo caro cugino Luigi: “Ingenuamente vi confesso che Dio non ha permesso che restassi confuso nel­l’esame, sebbene, riflettendo a quel che sono, non mi aspettassi che questo. Mons. Vicario Generale – il Canonico de Chissé – vi assicurò che è uscito dal Concistoro più contento di me. Da buon e fedele amico, egli si affretterà certamente a scrivere in Savoia i segni di paterna bontà, di cui il Papa mi ha onorato, cosa che mi obbliga più che mai ad essere buon figliolo e servo fedele della santa Chiesa romana. Tuttavia, qualunque cosa scri­vano i nostri amici, ricordatevi che essi esagerano sempre il nostro bene, come i nostri nemici esagerano il nostro male, e che alla fine non siamo altro, che quel che siamo innanzi a Dio.”