Noi abbiamo due vite. L’una secondo l’uomo vecchio, secondo i falli, le debolezze e le infermità con­tratte col peccato del nostro progenitore Adamo, e per­ciò viviamo nel peccato di Adamo, e la nostra è una vita mortale, anzi è la stessa morte. Nella seconda vita viviamo secondo l’uomo nuovo, cioè secondo le grazie, i favori e la volontà del nostro Salvatore, e per conseguenza viviamo per la salvezza eterna e nella Re­denzione, e questa vita novella è una vita viva, vitale, vivificante; ma chiunque vuol vivere e pervenire a questa nuova vita, conviene che passi per la morte della vita vecchia, crocifiggendo la sua propria carne con tutti i suoi appetiti.

San Francesco di Sales, Teot. p. II, Lib. I, Cap. VII.

 

Il 13 marzo 1599 il signor de Chissé, che si trovava a Roma col nostro Santo, andando per le Catacombe, ve lo trovò tutto bagnato di lacrime, il che gli fece credere che avesse avuto no­tizia della morte di Monsignor De Granier. Ma Francesco, per trarlo di angustia, gli disse semplicemente : “No, mio caro fra­tello, non è questo che mi fa piangere. Ahimè! siete voi sor­preso che io versi qualche lacrima sulla mia indegnità, quando prego sulle tombe di coloro che hanno avuto la felicità di spar­gere il sangue per la fede? Oh! quanto è da desiderare il mar­tirio! Ma bisogna umiliarsi, perché non merito, peccatore come sono, le grazie dei Santi e favoriti di Dio!”