Tutti morremo in un giorno che presente­mente ci è ignoto, ma quanto saremo felici se mor­remo col dolce Salvatore in mezzo al cuore! Orsù, bisogna dunque sempre tenerlo lì, facendo insieme con Lui i nostri esercizi e offrendogli i nostri desideri, le nostre risoluzioni, le nostre proteste. E’ mille volte meglio morire col Signore, che vivere senza di Lui: viviamo perciò allegramente e coraggiosamente in Lui, e non ci spaventeremo della morte. Non dico che non avremo alcun timore, ma che non ce ne turberemo. Perché, se la morte del Salvatore ci è propizia, la nostra morte sarà buona: per questo, pensiamo spesso alla sua santa morte ed amiamo molto la sua Croce e la sua passione.

San Francesco di Sales, Lett. spirit.

 

Il 24 febbraio 1605 S. Francesco di Sales avverti tutti i curati vicini a La Roche, dove egli predicava la quaresima, che ogni lunedì e giovedì, nell’ora più comoda e più lontana da quella della predica, tratterebbe dei casi di coscienza. In questi giorni erano tanti i sacerdoti che si portavano in città per essere istruiti dal loro santo Vescovo, da sembrare che tenesse un Si­nodo due volte la settimana. Cominciava la conferenza col pro­porre la materia da trattarsi in un breve discorso, dopo del quale ognuno era in libertà di far presenti le proprie difficoltà, i propri dubbi e il proprio parere; e affinché la conferenza riu­scisse più utile, il lunedì, alla fine dell’assemblea, parlava della materia di cui avrebbe trattato il giovedì, e il giovedì di quella del lunedì. Insomma, questo sant’uomo si è talmente affaticato nel coltivare la sua vigna, da poter ben ripetere col Salvatore: “Che ho dovuto fare per te… e non l’abbia fatto?…”