Abbracciamo il dolce Gesù, per vivere ab­bracciati con Lui ! Ponetelo sul vostro cuore, come Sa­lomone sul suo trono d’avorio, e fate spesso andare l’anima vostra presso di Lui, come la Regina Saba, per ascoltare le sacre parole che continuamente ci dice. Ma… vedete, il vostro cuore dev’essere di avorio in purità, fermezza e aridità: libero degli umori mondani, stabile nelle sue risoluzioni e puro nei suoi affetti.

San Francesco di Sales, Lett. spirit.

 

Oggi, settimo giorno fra l’ottava del nostro Santo, gettiamo un’occhiata in generale su quest’uomo di Dio, e siccome la salute e la malattia si dividono quasi sempre tutta la nostra vita, consideriamo quale egli si sia dimostrato nell’una e nel­l’altra. Era esso di complessione sanguigna e delicata, ma abba­stanza sana. Quando stava bene tutto s’impiegava nel servizio di Dio e della Chiesa. Era veramente austero per sé, ma senz’af­fettazione, e seguiva con fedeltà tutte le ispirazioni della grazia. Mai restava in ozio e sapeva tanto bene regolare le proprie azioni, da renderle utili non solo al prossimo, ma ancora al suo profitto personale nella santità. Quando era malato compariva un prodigio di pazienza, di rassegnazione e d’obbedienza; quattro volte in vita sua è stato in preda a gravissime infermità e ridotto agli estremi.

La prima volta a Parigi, ove cadde in una mortale oppressione, per la violenza di una terribile tenta­zione, e fu liberato e guarito miracolosamente dalla Madonna, nella chiesa di S. Stefano dei Greci. La seconda volta durante i suoi studi a Padova, quando, come si è detto, fece quell’ammi­rabile atto di umiltà di legare il suo corpo agli studenti di chirurgia. La terza volta, in tempo della sua missione nello Chablais, per essersi esposto in servizio degli appestati. Allora la sua buona mamma lo fece trasportare a Sales, ove non risparmiò né cure, né preghiere per ottenere la sua perfetta guarigione. La quarta volta fu nel tempo del suo vescovado quando, ridotto in fin di vita da una febbre violenta e maligna, fece vedere come l’unico suo sollievo fosse il sentir cantare le lodi della Madonna. A Gex fu avvelenato dagli eretici, esasperati dalle sue continue con­quiste in vantaggio del cattolicesimo. Si è sempre creduto che il Santo fosse informato per via soprannaturale di questo attentato; perciò, nel più forte dei suoi dolori, raccomandava istantemente di non prenderne vendetta. Poi, avendo fatto voto di recarsi a piedi in pellegrinaggio al Santuario di Nostra Signora della Compassione a Tonon, per intercessione della Vergine Santa guarì.

Soffriva inoltre di parecchi incomodi abituali, ma li trascu­rava, essendo solito dire che l’attenzione a questi piccoli malannucci serve a renderli più gravi, mentre chi vive medicinalmente, vive infelicemente. Si vede però nella regola del suo Istituto e nei suoi scritti quanta carità egli avesse per gl’infermi, e come si facesse, in ogni occasione, il consolatore e il rifugio di tutti gli afflitti.