“L’amor proprio non muore mai prima del nostro corpo; bisogna dunque, mentre siamo in quest’esilio, continuamente subire i suoi assalti sensibili, o le sue mene segrete; basta che non acconsentiamo con un consenso voluto, fermo e deliberato. Quando sentiamo in noi i subiti moti di questo nemico, o delle altre passioni, prostriamoci incontanente di tutto cuore davanti a Dio e diciamogli, in spirito di confidenza e d’umiltà: Signore, misericordia di me, che sono infermo. Poi rileviamoci, con pace e tranquillità, e continuiamo l’opera nostra”.
San Francesco di Sales, Lett. spirit.
Il 27 gennaio 1612 S. Francesco di Sales si recò alla piccola casa della Galleria, per parlare con suor Maria Amedea de Blonay, che da due giorni vi era stata ricevuta. Le disse che voleva tenerle luogo di tutti i suoi parenti, e volle saper da lei tutto quanto erale avvenuto prima di entrare in religione. Avendo saputo come Dio l’aveva sostenuta e soccorsa, mediante la lettura del quarto capitolo del Vangelo di S. Matteo, gliene mostrò moltissima soddisfazione e disse: “Mia cara figlia, finora avete meditato il quarto capitolo di questo grande Evangelista; ma adesso che, con la grazia di Dio, avete scacciato il vostro nemico, siete discesa dal mare burrascoso del mondo, avete abbandonato la vostra barchetta e lasciato le vostre reti e, quel che più conta, avete lasciato anche vostro padre… bisogna venire fino all’abbandono e oblio di voi stessa. Perciò desidero che, seguendo lo stesso Evangelista, vi applichiate a ruminare gli altri tre capitoli seguenti, dai quali ho specialmente attinto lo spirito e le massime che bramo stabilire nella nostra Congregazione.” La figliuola avendo risposto di non avere la Bibbia per darsi a questa lettura, il Santo riprese graziosamente «che le manderebbe subito quello di cui aveva bisogno». Infatti, appena tornato al suo palazzo, fece copiare quei tre capitoli del Vangelo, e glieli mandò dal suo Cappellano.