« Essendo Nostro Signor Gesù Cristo morto d’amore per noi, anche noi dovremmo – se ci fosse concesso – morire d’amore per Lui; e se non possiamo morire d’amore per Lui, almeno non dovremmo vivere che per Lui solo; e veramente, se non viviamo solo per Lui, saremo le creature più perfide ed ingrate che dir si possa. Dunque, è morto per noi il divin Redentore?… ora, benché sia morto confitto in Croce, per dare a noi la vita, quei che non lo imiteranno come conviene, morranno; non essendovi vita, né Redenzione, fuorché nella Croce».
San Francesco di Sales, Serm. famil.
Sul principio del 1601 S. Francesco fu chiamato a Sales dal venerato suo padre, gravemente infermo. Di lì scrisse, il 19 gennaio, a Monsignor Claudio de Granier: «Sono qui, e vi rimango per il dovere che m’incombe di servire ed assistere mio padre, che di giorno in giorno s’avvicina, a gran passi, verso la vita eterna; e se Dio non ci presta la sua santa mano, fra non molto, con tutti di casa, sarò privo della consolazione che ho sempre avuta per la presenza di si buon padre. Nei dolori della sua ultima infermità, era consolazione grandissima per il signor De Boisy di vedersi assistito dal suo santo figliuolo; ma più che figliuolo, lo considerava egli come padre, tanto per il carattere sacerdotale di cui era insignito, quanto per le grandi virtù di cui lo vedeva riccamente adorno. Fece a lui la confessione generale di tutta la vita e ricevette dalle sue mani la santa comunione; mai si stancava dei suoi santi e soavi trattenimenti, dicendosi cento e mille volte beato di averlo generato.