«Nella vostra pazienza possederete le anime vostre – dice il Salvatore. Ecco la grande avventura dell’uomo: possedere l’anima propria. Ora, quanto più sarà perfetta la pazienza, tanto più perfettamente possederemo le anime nostre: bisogna dunque perfezionarci in questa santa virtù».
San Francesco di Sales, Filotea, parte 1, cap.1
Il 13 gennaio 1616 un giovane cavaliere, che S. Francesco di Sales aveva spesso ripreso dei suoi disordini, riunì sotto le finestre del vescovado parecchi insolenti, i quali vi passarono la notte, schiamazzando con corni da caccia e una muta di cani. Il santo Vescovo dovette usare di tutta la sua autorità per impedire ai suoi fratelli di risentirsi d’un tale affronto. Per persuaderli, fra le altre cose, disse loro che quei poveri disgraziati sarebbero abbastanza mortificati dal non sapere se erano stati intesi o no i loro schiamazzi; e che si sarebbe visto in seguito come avrebbero più male di quello che loro si potrebbe fare. Fu proprio così: il gentiluomo, autore di si atroce affronto, cadde gravemente infermo, riducendosi in fin di vita, e il santo Vescovo non mancò di visitarlo, con molta carità, in tutto il corso della malattia. Tutti gli altri poi furono ancora gravemente malati per pleurite, reumatismo, o mal di denti; di modo che non vi fu alcuno di essi che non fosse castigato dalla mano onnipotente di Colui che si riserba il diritto di vendicare le ingiurie fatte ai servi suoi.
Alla stessa data, nel 1620, S. Francesco di Sales, che otto giorni prima era stato dalla sorte proclamato Re del monastero della Visitazione d’Annecy, si portò dalle sue figlie per dettar loro nuove leggi, e tenne ad esse l’ammirabile Trattenimento delle Tre Leggi Spirituali, nel quale le proprietà della colomba, purezza, semplicità, dolcezza, sono da lui applicate all’ anima religiosa.