«La vera devozione presuppone l’amor di Dio, anzi essa non è altro che il vero amor di Dio, ma non un amor di Dio qualunque; perché l’amor divino, in quanto abbellisce le anime nostre, rendendoci accetti al Signore, si chiama grazia; in quanto ci dà forza per fare il bene si chiama carità; ma quando arriva a tal grado di perfezione che, non solo ci fa fare il bene, ma ce lo fa fare diligentemente, prontamente e frequentemente, allora si chiama devozione».
San Francesco di Sales, Filotea, Parte I, Cap. I.
Il 3 gennaio 1602 S. Francesco di Sales, nominato già coadiutore di Mons. Vescovo di Ginevra, col titolo di Vescovo di Nicopoli, partì per Parigi, allo scopo di ottenere il ristabilimento della religione cattolica nel paese di Gex. Per dare più importanza alla sua missione, i suoi amici volevano che, prima di partire, si facesse consacrare e rivestisse gli abiti vescovili, ma il Santo umilmente rispose: “Mentre Dio ci lascerà in vita Mons. nostro Vescovo, io non cambierò posto nella Chiesa, né il colore dei miei abiti.” E Dio, che ama gli umili, benedisse i disegni dell’umilissimo Francesco, il quale, contro ogni apparenza umana, ottenne dal Re cristianissimo gran parte di quel che domandava in favore della religione cattolica.
Lo stesso giorno, nel 1619, San Francesco predicò nella chiesa di S. Sulpizio a Parigi, per la festa di Santa Genoveffa, con tanta unzione ed eloquenza che, all’uscir dalla predica, tutti dicevano esser risuscitato San Germano per far comprendere ai parigini il rispetto e la devozione che dovevano avere verso la loro santa Patrona.