Noi vogliamo sempre questo e quello e, seb­bene abbiamo sul petto il nostro dolce Gesù, non siamo contenti… eppure è tutto quel che possiamo desiderare. Nella nascita del Salvatore i pastori sentirono i canti degli Angeli, ma la Sacra Scrittura non dice che li sen­tissero la Madonna e S. Giuseppe, che erano i più vi­cini al Bambinello: essi videro invece il divin Pargoletto tremante pel rigore del freddo e i suoi occhi bagnati di lacrime! E noi pure non eleggeremmo forse di stare in quella stalla oscura, risonante delle grida del Bam­bino, piuttosto che trovarci fuori a sentire, coi pastori, i canti angelici? Si certamente, perché è buono essere con Gesù e stare vicino a Lui anche all’oscuro.

San Francesco di Sales, Lett. spirit.

 

Il 17 Dicembre 1577, in età di 10 anni, S. Francesco di Sales ricevette la Cresima dalle mani dell’illustre Vescovo di Ginevra Angelo Giustiniani. L’illustre Prelato conosceva già il santo fan­ciullo; più d’una volta ne aveva ammirato il candore, la pietà e la modestia, chiamandolo pure “angelo visibile della patria”, ma quel giorno fu più colpito ancora dall’aria celestiale che si effondeva dal suo volto e gli diresse parole profetiche, piene di dolcezza, assicurando – come narra la storia – che “se il Signore lo conservava in vita, quel giovanetto sarebbe stato un insigne personaggio, un grande luminare della Chiesa e la mera­viglia del suo tempo”.

Lo stesso giorno 17 dicembre 1602 San Francesco di Sales, consacrato Vescovo da pochi giorni, fissò il suo confessionale nella chiesa di S. Francesco dei Frati Conventuali d’Annecy, che dopo la diserzione di Ginevra dalla Chiesa Romana, fungeva da Cat­tedrale. Lo fece mettere vicino alla porta maggiore, dicendo “Sono sicuro che il Padre Guardiano permetterà che, senza ces­sar di essere uomo dì pace, io faccia, per questa volta sola, questo piccolo cambiamento nella sua chiesa: egli considererà che il ladro entra dalla finestra, ma il pastore viene dalla porta; ora, con l’aiuto dell’unico e vero Pastore, io desidero proprio essere il buon Pastore; bisogna dunque che mi metta alla porta dell’ovile, per chiamare e ricevere le mie pecorelle al santo tribunale della confessione, essendo la penitenza che le introduce nel parco di Gesù Cristo”.

Lo stesso giorno e lo stesso anno 1602, trovandosi presente ai Vesperi, il santo Vescovo volle, per quella prima volta e senza conseguenza per le antiche consuetudini, intonarli lui, e spinto da un santo furore d’amor divino tenne un discorso sul Mistero dell’Aspettazione del Parto di Maria Vergine, confes­sando ingenuamente al suo popolo che quella festa era carissima al cuor suo, per averne presa devozione a Roma, in una chiesa di religiosi spagnoli, quando, giovane laico, si era trovato di passaggio in quella santa città.