Uno dei migliori contrassegni della bontà delle ispirazioni, e specialmente delle ispirazioni straor­dinarie, è la pace e tranquillità del cuore che le riceve, perché lo spirito divino agisce veramente con forza, ma con una forza dolce, soave e piacevole. Lo spirito maligno invece è turbolento, aspro, irrequieto, e si conoscono ordinariamente quelli che seguono le suggestioni infernali perché sono fieri, testardi, inquieti e, sotto pretesto di zelo, tacciano tutto, non sopportano niente ed esercitano le passioni dell’amor proprio come inerenti alla gelosia dell’amor di Dio.

San Francesco di Sales, Teot. Parte 2, Lib. 2, Cap. 13.

 

Il 15 dicembre 1602, terza Domenica dell’Avvento, San Fran­cesco di Sales comparve, per la prima volta, in pulpito parato pontificalmente con Mitra in capo e Pastorale in mano, e parlò al popolo per prepararlo alla nascita del Salvatore. Il suo dire fu tanto ammirabile che tutti si dicevano l’un l’altro: E’ un an­gelo del Paradiso, non un uomo della terra, che ci ha parlato; altri affermavano pure aver l’Angelo tutelare del Vescovo preso il suo posto sul pulpito, non essendo possibile trovare sulla terra una persona tanto angelica, tanto modesta, così eloquente e per­suasiva nel parlare del santo amore, come quel giorno erasi mo­strato innanzi al suo popolo, il loro augusto Pastore. Il Santo ha poi confessato in confidenza alla venerabile Madre di Chantal che, dopo la grazia a lui elargita dalla SS. Trinità nella ceri­monia della consacrazione, l’anima sua era rimasta tanto ele­vata ed inabissata in Dio, da esser necessario che il Signore operasse in lui, poiché egli era addirittura fuori di se stesso e inconscio delle proprie azioni: in questo stato di cose non po­teva far altro che abbandonarsi all’azione della grazia e tenersi umile innanzi a Dio.