La vita – dice il Salmista – sta nella Volontà di Dio, non solo perchè la nostra vita corporale dipende dalla divina Volontà, ma perché la vita spirituale è riposta nell’esecuzione di essa, con la quale Dio vive e regna in noi e ci fa vivere e sussistere in Lui. Lo spirito ribelle invece vuole che il cuore sia pieno di se stesso e la propria volontà regni sovrana come quella di Dio. Ah! Eterno Iddio! Non permettete questo disordine in noi: non sia mai fatta la nostra volontà, ma la vostra, Signore, poichè non siamo in questo mondo per fare la nostra volontà, ma quella della vostra eterna Bontà!… Ma chi ci farà la grazia di non avere più altra volontà, che quella di Dio?
San Francesco di Sales, Teot. Parte 2, Lib. 2, Cap. 7.
Il 10 dicembre 1622, mentre S. Francesco di Sales trovavasi a Lione, si facevano in quella città grandi e magnifiche feste in onore del Re e delle due Regine, ma il Santo, a cui poco importavano quelle pompe politiche, si ritirò nel parlatorio della Visitazione a Bellecour, dove tenne un’esortazione alla comunità sulla maestà della Regina Maria, concepita senza peccato, e sul dovere che tutti abbiamo di onorare in questo Mistero la prima grandezza della Madonna.
Verso sera, essendosi portato per qualche affare dalla Principessa di Soissons, una dama di Corte andandogli incontro gli disse: “Veramente, Monsignore, se foste vestito di rosso, vi si prenderebbe per S. Carlo”. L’umile e pio Vescovo rispose, con una prontezza ammirata da tutti: “In verità, Madama, la porpora, senza la santità, serve a nulla per l’eternità; vai meglio somigliare ai Santi nelle loro abitudini, che nei loro indumenti”. Detto questo tacque, e la dama, benchè delle migliori parlatrici della Corte, non seppe che replicare, tanto fu grande il rispetto dal quale si sentì compresa verso di lui.