La SS. Vergine ebbe un privilegio grandissi­mo sulle pure creature e fu di essere, dal primo istante della sua Immacolata Concezione, sempre ubbidiente e ras­segnata alla Volontà di Dio, senza mai variare, nè inter­rompere, neppure per un momento solo, la risoluzione fatta di servire perfettamente la Divina Maestà. Ma noi – oh! Dio! – quanto siamo volubili nelle nostre ri­soluzioni!… Chi è colui che sia sempre della medesima tempra?… Ora vogliamo una cosa, fra poco ne voglia­mo un’altra, e così mutiamo a momenti i nostri affetti e i nostri pensieri; dobbiamo perciò servirci di tutti i mezzi possibili per bene stabilirci e conservarci nelle buone risoluzioni.

San Francesco di Sales,

Serm. famil.

Oggi il nostro convegno è nella chiesa parrocchiale di Thorens, splendidamente addobbata, per assistervi alla consacrazione episcopale di San Francesco di Sales, che ebbe luogo la domenica 8 dicembre 1602, sotto gli auspici di Maria SS. Immacolata, in quella stessa chiesa dove trentacinque anni prima il Santo era stato battezzato. La commovente cerimonia cominciò di buon mattino, ma un fatto miracoloso fu sul punto d’interromperla. Mentre Francesco era inginocchiato innanzi al Vescovo consa­cratore fu visto il suo volto infiammato e raggiante di luce di­vina, simbolo di quella che riempiva in quel momento l’anima sua e, in un’estasi dolcissima, gli mostrava distintamente – come poco dopo raccontò egli stesso – le Tre Divine Persone che ognuna in particolare lo consacravano, mentre la SS. Vergine Immacolata e i SS. Apostoli Pietro e Paolo, pure presenti, lo prendevano sotto la loro particolare protezione. Rimase rapito, senza moto, una mezz’ora, poi cadde in deliquio… ma, con grande stupore di tutti, si rimise presto, assicurando di stare benissimo e che la cerimonia poteva continuarsi : così fu fatto e a misura che il Vescovo consacratore eseguiva su di lui le ceri­monie esterne, egli vedeva chiaramente e distintamente – son sue parole – la SS. Trinità operare nell’anima sua i mistici effetti significati dai liti esternamente compiti dal Pontefice, cioè: con l’imposizione delle mani, gli veniva conferito lo Spirito Santo con tutti i suoi doni; con l’unzione del capo, la dignità di rap­presentante di Gesù Cristo in terra; col Vangelo posato sulle sue spalle, la missione di predicare la parola di Dio; con l’un­zione delle mani, il potere di ordinare i sacerdoti e di usare delle chiavi e dei tesori della Chiesa; con la Mitra, il dovere di reggere i suoi sensi esterni e di spiegare i due Testamenti; coi guanti e con l’anello l’obbligo di eseguire le opere buone, e di essere fedele alla sua Chiesa; finalmente col Pastorale, il dovere di sostenere i deboli, correggere i peccatori e ricondurre all’ovile le pecorelle smarrite.

Il Prelato consacratore e i due assistenti risentirono nell’a­nima tale abbondanza di soavità, da parer loro di essere in Pa­radiso, poiché – secondo la loro espressione – vedevano la santità impressa su tutta la persona del neo-consacrato: questi, in corrispondenza delle grazie abbondantissime che riceveva, fece allora voto di consacrarsi tutto quanto, senz’alcuna riserva, al servizio delle anime e di morire anche per loro, se fosse stato espediente. Conservò di questo giorno e dei favori ricevuti pe­renne memoria ed ecco come, dieci anni più tardi, ne consacrava il ricordo in una lettera alla santa Madre di Chantal: « Pregate per me, mia cara figlia, implorate sulla mia miseria la carità della Madre di misericordia; sono oggi dieci anni che fui con­sacrato, nella stessa chiesa dove ero stato battezzato. Ahimè! feci quel grande ed arduo voto di servire le anime e, se fosse necessario, morire anche per loro vantaggio: Dio allora mi tolse veramente a me stesso, per darmi al suo popolo! »

Tutto quest’insieme di grazie e di fervorosa corrispondenza resero davvero memoranda per il nostro Vescovo la festa dell’Im­macolata, e non si può dire quale fosse la sua tenerezza d’affetto per questo ineffabile Mistero. L’Immacolata Concezione di Maria, non era per lui solamente una pia credenza che provocava le effusioni della sua pietà, era già un domma di fede, da lui e­sposto nel Trattato dell’Amor di Dio (il Teotimo), con grazia e precisione, quando mostra i flutti del peccato originale arrestare il loro corso davanti alla Concezione di Maria, come le onde del Giordano dinanzi all’Arca dell’Alleanza: fu così precursore anche di questa dolcis­sima definizione della Chiesa, come anni innanzi, nelle sue Con­troversie, era stato di quella, carissima ad ogni cuore cattolico, della Infallibilità del romano Pontefice.

Mai mancava di predicare il giorno 8 dicembre, e quando travasavi in residenza, mai mancava di ufficiare pontificalmente nella Cattedrale; ne fece una festa di precetto per la sua dio­cesi, e alla Vergine Immacolata, “alla Regina della sacra dile­zione, alla più amabile, più amante e più amata di tutte le creature” dedicò il suo capolavoro, il suo Teotimo; trattato tanto tenero e insieme tanto dotto e sublime, da poterlo credere ideato e scritto da un Serafino!