Dio ci ha ordinato di fare quanto possiamo per acquistare le sante virtù; non tralasceremo dunque nulla per ben riuscire in questa santa intrapresa; ma, dopo che avremo piantato e irrigato, sappiamo che tocca a Dio solo di far crescere gli alberi delle nostre buone inclinazioni e sante abitudini. Conviene aspettare i frutti dei nostri desideri e delle nostre fatiche dalla divina Provvidenza, e se non sentiamo il nostro progresso nella vita devota, restiamocene in pace, purchè la tranquillità regni nei nostri cuori. A noi appartiene coltivare le anime nostre e a questo bisogna attendere con fedeltà; ma per l’abbondanza della raccolta lasciamone la cura alla Provvidenza del Signore.

San Francesco di Sales, Teot., Parte 1, Lìb. 3, Cap. 8.

Una volta, il 5 dicembre, mentre S. Francesco di Sales era in Visita pastorale della Diocesi, fu sorpreso da un accesso di febbre tanto ardente, che si suppose un male pericoloso e di notte si mandò a chiamare il Conte Luigi di Sales, suo fratello. Intanto arrivò presso il santo malato un Trinitario della Reden­zione degli schiavi – Padre Giustino – uomo di grande fer­vore e zelo. Il nostro malato ebbe molta consolazione nel par­lare con lui di cose spirituali e ne ricevette lo scapolare del suo Terz’Ordine. Mentre ritirava la pagella di affiliazione a quella pia e caritatevole Società giunse il Conte Luigi di Sales e gli rappresentò che, appartenendo già a diverse Confraternite, si caricava di troppe divozioni e non potrebbe sodisfarle tutte. Il Santo rispose queste parole, riportate da Luigi di Sales: “Mio buon fratello ed amico, non siate in pena per i miei impegni devoti, mi garantisce l’amore. Voi non paghe­rete per me, e tutto quello che non potrò consumare io stesso di questo Sacro Agnello lo getterò nel fuoco infinito del­l’amor divino: ecco il mio mallevadore, ecco la mia cauzione! Del resto, debbo dirvi una cosa: mi trovavo schiavo fra i ceppi di una febbre crudele, che mi aveva imprigionato in questo letto, ora vi assicuro che ne sono liberato, per grazia di Dio e per le preghiere del Padre Giustino”. Il santo Pastore si trovò infatti tanto perfettamente rimesso in salute, che l’indomani potè proseguire la Visita della Diocesi, ritenendo alcuni giorni con sè quel religioso Trinitario, al quale fece e procurò abbondanti elimosine per i poveri schiavi.