Santa Caterina d'Alessandria


Questa vita è breve, ma di gran valore, poiché per mezzo di essa possiamo acquistare l’eterna vita. Beati quelli che se ne sanno servire a questo fine, e sanno applicare questi momenti transitori all’acquisto della santa eternità. Niente è così gradito alla Maestà Divina come la perseveranza nell’esercizio delle pic­cole virtù, mentre queste rendono perfetti coloro che in esse perseverano fino alla fine, più di quello che facciano le grandi virtù, esercitate variamente e a in­tervalli.

San Francesco di Sales, Lett. spirit.

 

Il 25 novembre 1617 S. Francesco di Sales, sul punto di partire per recarsi a predicare l’Avvento a Grenoble, mandò un suo domestico dai signori Armand, cittadini di Grenoble residenti in Annecy, suoi buoni amici e figliuoli spirituali, per sapere se avessero lettere o commissioni per Grenoble. Quell’uomo trovò la signora Armand eccessivamente afflitta, piangendo la sua fogliolina trovata morta nel letto: immediatamente il domestico tornò dal santo Vescovo per raccontargli questa disgrazia, e il Vescovo, già uscito di casa per montare a cavallo, tornò indie­tro, entrò nel suo oratorio, fece voto che la piccina porterebbe l’abito bianco in onore della Madonna e rimandò subito lo stesso domestico a dire alla mamma afflitta di confidare nella Madre di Dio. Grande fu l’ammirazione e immensa la sorpresa del do­mestico, arrivando in casa dei signori Armand! Trovò la piccola morta risuscitata, che diceva alla mamma: “Il santo Papà di Ginevra è venuto a benedirmi e sono guarita!” La bambina aveva dato segno di vita proprio nel momento in cui il santo Prelato piegava le ginocchia e alzava le mani al Cielo, per rac­comandarla a Dio! Prima di partire il buon Vescovo fece dire a quei signori che non dimenticassero di far celebrare una Messa di ringraziamento alla Madonna Addolorata, ed assicurò che la bambina risuscitata sarebbe un giorno figlia di Santa Maria. D’allora in poi la chiamò sempre la sua piccola risuscitata, e la bambina, da parte sua, lo chiamava «Papà di Ginevra» e vedendolo gli si avvicinava e faceva mille tratti infantili, dei quali il Santo la ricompensava, accarezzandola, come era solito fare coi figliuoli di quell’età.

 

Il 25 novembre 1622 S. Francesco di Sales partì da Avignone per ritornarsene a Lione col Principe Cardinale, che doveva rag­giungere in quella città le Corti di Francia e di Savoia. Un gentiluomo del seguito, avendo saputo che quel Prelato era il Vescovo di Ginevra, gli si avvicinò e gli disse candidamente di appartenere alla setta calvinista. Il Santo l’accolse con dolcezza e civiltà e, allontanandosi da ogni altra conversazione, restò sempre vicino a lui per illuminare i suoi dubbi e proporgli le sante verità della fede. Fattosi sera bisognò separarsi: con le lacrime agli occhi, quel gentiluomo disse ai compagni: “Oh! se tutti i Vescovi fossero come questo, la nostra religione calvinista non durerebbe: saremmo presto tutti d’accordo nella Chiesa del Papa”. Non è possibile dire quale odore di santità quest’uomo di Dio spargesse attorno a sé e in tutti quelli che avevano la grazia di conoscerlo.



Questa vita è breve, ma di gran valore, poiché per mezzo di essa possiamo acquistare l’eterna vita. Beati quelli che se ne sanno servire a questo fine, e sanno applicare questi momenti transitori all’acquisto della santa eternità. Niente è così gradito alla Maestà Divina come la perseveranza nell’esercizio delle pic­cole virtù, mentre queste rendono perfetti coloro che in esse perseverano fino alla fine, più di quello che facciano le grandi virtù, esercitate variamente e a in­tervalli.