Avviene talvolta che il fuoco del santo amore si trova nell’anima, ma coperto sotto la cenere di una moltitudine di peccati veniali, che soffocano il suo splen­dore. Questi peccati, sebbene non tolgano al fuoco della carità la sua forza e potenza di azione, l’irrigidiscono, per dir così, privandolo dell’uso della sua attività; di modo che la carità rimane sterile ed infeconda. Insomma, questa sorte di peccati ci ritarda assai nel cammino del santo amore.

S. Francesco di Sales,Teotimo, Parte 1, Lib. 4, Cap. 2.

Il 2 settembre 1616 un Commendatore di Malta, incollerito perchè S. Francesco di Sales non aveva assegnato una parroc­chia ad un ecclesiastico da lui raccomandato, entrò bruscamente nella camera del santo Vescovo, e non vi furono ingiurie, mi­naccie e rimproveri che non vomitasse contro di lui. Il santo Prelato l’ascoltò in silenzio, con la berretta in mano, mentre il Commendatore rimase sempre coperto, e finito il suo ingiurioso discorso usci precipitosamente dalla camera, come vi era entrato, senza dar tempo al Vescovo di fargli presente neppure una sola ragione. Quelli che si trovavano col Vescovo, altamente indignati di questo procedere, dicevano che bisognava prenderne giustizia, ma il Santo impose loro silenzio e disse: “Niente affatto, anzi debbo essergli grato, per avermi tolta la pena di opporre le ragioni della giustizia alla stravaganza del suo desiderio.” Do­mandandogli poi suo fratello come mai la collera non si era ribellata in quella occasione, il Santo che non sapeva né fingere, né mentire, dichiarò che allora, e spesso, la collera bolliva nel suo cervello come l’acqua di una pentola sul fuoco; ma per grazia di Dio, anche se dovesse morire per la violenza nel resistere a quella passione, non direbbe mai una parola in favore di essa. Il lavoro della perfezione interna consiste appunto nel soffocare le passioni e strangolarle al primo appa­rire, come il giovane Davide strangolava i leoni e gli orsi che volevano attaccare il suo gregge.