Bisogna aver pazienza e, secondo le occorrenze, a poco a poco, emendare e svellere le nostre cattive abitudini, domare le nostre avversioni e vincere le nostre inclinazioni, perchè questa vita è una guerra continua e non c’è nessuno che possa dire: Io non sono tentato. La quiete ci è riservata in Cielo, dove la palma della vittoria ci aspetta; in terra bisogna sempre combattere, fra la speranza e il timore; con il patto però che la speranza sia sempre più forte, considerando l’onnipotenza di Dio che ci soccorre. Non vi stancate quindi d’affaticarvi continuamente per la vostra emendazione e perfezione.
S. Francesco di Sales, Lett. spirit.
Il 9 agosto 1606 visitò S. Francesco di Sales la Chiesa di S. Gervaslo di Nivay: non si saprebbe dire il contento che provava questo vero buon Pastore fra le sue povere pecorelle nascoste in quelle rocce. Le intratteneva con paterna affabilità e si faceva raccontare la storia della loro pietà e della vita innocente e pura che menavano, giungendo fino a scriverne di propria mano gli appunti, o farsi scrivere da altri questi racconti, da lui stimati semplici e santi. Ne spediva talvolta la copia al Castello di Monthelon, dove allora dimorava la santa Baronessa di Chantal, alla quale scriveva di trovare sommo compiacimento nel leggere quelle storiette; e ammirando gli effetti della grazia divina in quelle anime semplici, gli pareva proprio vedere, con Mosè, il Signore nel Roveto ardente. “Poiché, mia cara figlia, bisogna come il piccolo S. Giovanni, nutrire i nostri cuori di miele selvatico e di miele comune, cioè, in campagna e in città, far tutto convergere in vantaggio della santa dilezione del nostro Dio”.